L’Italia presenta al Comitato dei ministri il piano d’azione per le procedure fallimentari troppo lunghe.

Il Governo italiano prova a mettersi in riga e a dare attuazione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il 19 gennaio 2012 il Governo ha presentato il piano azione sul caso Luordo e altri riguardanti la durata eccessiva delle procedure fallimentari (DH-DD(2012)58, https://wcd.coe.int/com.instranet.InstraServlet?command=com.instranet.CmdBlobGet&InstranetImage=2016439&SecMode=1&DocId=1846936&Usage=2). Il ministro della giustizia – ha precisato il Governo nell’indicare le misure generali necessarie per l’esecuzione delle sentenze – ha iniziato una raccolta delle buone prassi, individuando i motivi che ostacolano una chiusura rapida dei fallimenti. Un ruolo centrale è dovuto alla complessità dei casi, all’ostruzionismo del fallito, alla simultanea pendenza di procedimenti giudiziari. Il Tribunale di Varese ha avviato una procedura pilota denominata “Geprocon”: l’apertura della procedura fallimentare dà il via a una digitalizzazione di tutti i documenti, con un accesso diretto degli interessanti predisposto a diversi livelli. In questo modo si procede a un’identificazione rapida dell’attivo.

La durata media dei procedimenti inizia in ogni caso a diminure: da 3.140 giorni del 2004 si è passati a 2.681 giorni nel 2010.

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