Terra e diritti economici, sociali e culturali: il Comitato ONU adotta un nuovo General Comment. Si aggrava l’insicurezza alimentare e il degrado delle acque

Il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali ha pubblicato, il 24 gennaio, il General Comment n. 26 sulla terra e sui diritti economici, sociali e culturali, con particolare riguardo all’impatto che talune ingerenze possono avere sull’articolo 1 (diritto dei popoli di disporre liberamente delle proprie risorse), sull’articolo 11 (diritto di ogni individuo di godere di un livello di vita adeguato e di libertà dalla fame), degli articoli 12 (diritto di godere delle migliori condizioni di salute) e 15 (diritto di partecipare alla vita culturale e ai benefici dei progressi scientifici) del Patto sui diritti economici, sociali e culturali (E/C.12/GC/26, General Comment) Nel documento, adottato il 14 ottobre, il Comitato ha delineato gli obblighi degli Stati in materia di accesso, uso e controllo della terra, con una particolare attenzione alle implicazioni sul fronte del godimento dei diritti umani. In particolare, alcuni interventi come quelli connessi agli investimenti internazionali e ai cambiamenti climatici hanno un impatto sull’accesso alla terra e possono incidere negativamente sulla possibilità di usufruire di taluni diritti. Inoltre, la rapida urbanizzazione nella maggior parte del mondo ha “avuto un impatto significativo sui diritti sanciti nel Patto sui diritti economici, sociali e culturali e la speculazione e l’inflazione hanno inciso negativamente sul diritto ad avere un alloggio adeguato”. Molte le popolazioni rurali “colpite” dal turismo e da progetti di sviluppo che hanno spesso privato le indicate popolazioni rurali dei mezzi di sussistenza. Con un ulteriore effetto negativo perché il degrado della terra “dovuto all’uso eccessivo, alla cattiva gestione e alle pratiche agricole non sostenibili ha provocato insicurezza alimentare e degrado delle acque”. Per il Comitato, gli Stati dovrebbero astenersi dall’allontanare coloro che utilizzano determinate terre per vivere e dovrebbero adottare una legislazione nazionale che proibisca gli sfratti forzati e che introduca politiche di reinsediamento conformi ai diritti umani. Il Comitato ritiene altresì necessario un intervento con strumenti internazionali e nazionali per evitare che gli investimenti internazionali abbiano un impatto negativo sui diritti umani. Inoltre, è stato ricordato che gli spostamenti forzati della popolazione colpiscono i più vulnerabili e costituiscono un rischio per la pace internazionale. Di conseguenza, gli Stati dovrebbero prevedere programmi per garantire agli sfollati interni il diritto ad avere la restituzione della terra, nel caso di privazioni arbitrarie. Tutti gli Stati, poi, iniziano a dover affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’accesso e sull’utilizzo di terreni, in particolare agricoli, con la conseguenza che gli Stati sono tenuti a pianificare politiche di adattamento che tengano conto di questi cambiamenti.

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