Procuratori e protezione dell’ambiente: il Consiglio d’Europa traccia la strada per lo svolgimento di indagini adeguate

Il Consiglio consultivo dei procuratori europei ha adottato, il 4 ottobre, nel corso della riunione plenaria, il parere n. 17 sul ruolo dei procuratori nella protezione dell’ambiente (CCPE(2022)6, procuratori ambiente). Se certo gli strumenti preventivi sono fondamentali per evitare il degrado ambientale che ha conseguenze sull’intera comunità internazionale, è al tempo stesso necessario assicurare un’adeguata difesa dell’ambiente salubre attraverso l’azione penale. In questa direzione, nel parere sono individuati gli strumenti giuridici e tecnici necessari per lo svolgimento delle indagini funzionali ad accertare le responsabilità degli autori degli illeciti ambientali. Tra le azioni più rilevanti, le indagini finanziarie che permettono di individuare anche i gruppi criminali che compiono atti volti a causare gravi danni all’ambiente. Per il Consiglio consultivo è altresì indispensabile assicurare un raccordo tra indagini relative ai crimini ambientali e altri crimini, con particolare attenzione ai reati di corruzione. Inoltre, vanno considerati i crimini commessi nel quadro dei conflitti armati e sono da individuare gli strumenti per la cooperazione nazionale e internazionale, tenendo conto che la protezione dell’ambiente impone un approccio globale e la partecipazione di ogni rappresentante del settore  privato e pubblico, con particolare riguardo ai giudici e agli organi competenti allo svolgimento delle indagini. Nel parere è fornita una nozione di ambiente ed è ricostruito il quadro internazionale a tutela dell’ambiente, nonché l’approccio seguito sul piano interno anche con riguardo alle sanzioni previste in caso di illeciti ambientali e alle azioni civili e amministrative. Il testo si conclude con alcune raccomandazioni volte a garantire un approccio uniforme.

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