Violenza di genere e (mancate) risposte degli Stati membri in uno studio del Parlamento Ue

Pubblicato uno studio sul quadro legislativo funzionale alla tutela delle vittime di violenza di genere (inclusi i bambini) nei 27 Stati membri. Su richiesta della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo, il dipartimento per i diritti dei cittadini e per gli affari costituzionali ha redatto un’analisi sugli strumenti messi in campo a livello nazionale per fronteggiare la piaga della violenza di genere (vittime genere). Dall’analisi risulta che sussistono differenze tra gli Stati Ue sia per quanto riguarda le leggi adottate sia per le politiche in base alle quali gli Stati cercano di arginare questo tipo di violenza. L’analisi è anche funzionale all’iter di approvazione della proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica presentata l’8 marzo 2022 (COM(2022)105) che punta a configurare i reati pertinenti e le sanzioni, a stabilire le misure di protezione delle vittime e l’accesso alla giustizia, individuando altresì strumenti di prevenzione, coordinamento e cooperazione (proposta di direttiva).

Lo studio del Parlamento europeo analizza anche gli effetti della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica adottata a Istanbul l’11 maggio 2011, in vigore dal 1° agosto 2014, e ratificata dall’Italia con legge n. 77 del 27 giugno 2013. In primo piano vi sono gli interventi degli Stati in ambito penale con una constatazione che non tutti i Paesi Ue criminalizzano la violenza psicologica o economica, nonché la divulgazione di immagini private senza il consenso della persona interessata. Lacune anche negli interventi in materia di cyberstalking non espressamente incluso nella Convenzione di Istanbul nonché nell’incitamento alla violenza via web, situazioni che possono limitare l’accesso alla giustizia da parte delle vittime. La terza parte del documento è rivolta agli aspetti procedurali con particolare attenzione all’onere della prova, alle sanzioni e al ruolo dei giudici specializzati nel campo della violenza di genere. Lo studio approfondisce anche gli aspetti legati alla custodia dei minori nel caso di contesti familiari violenti e l’applicazione di misure necessarie a impedire contatti con il genitore violento. Spazio anche ai servizi a supporto delle vittime (e qui si sottolinea che la direttiva 2012/29 ha già permesso di armonizzare alcune misure) e ai rapporti con gli operatori del diritto e altri professionisti rilevanti nel settore. Il documento termina con l’indicazione di alcune raccomandazioni agli Stati.

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