Rapporto del Consiglio d’Europa sulle soluzioni digitali per combattere la pandemia

Rispetto della privacy sì, ma molto spesso solo sulla carta. Sono molti i Paesi (55) che aderiscono alla Convenzione 108 sulla protezione dei dati, ma continuano a manifestarsi lacune nella protezione della privacy e dei dati personali. Lo scrive il Consiglio d’Europa nel rapporto del 12 ottobre “Digital Solutions to fight COVID-19” (PREMS 120820 GBR 2051 Digital solutions to fight Covid 19 Text A4 WEB FINAL 2) che fa il punto sull’impatto delle regole interne sulla protezione dei dati e sul rispetto della Convenzione. Al centro dello studio anche le applicazioni digitali di tracciamento dei contatti e gli strumenti di monitoraggio e di controllo. La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere nuovi problemi anche perché gli Stati non hanno accolto la richiesta di adottare soluzioni digitali coordinate, preferendo agire individualmente. Con un evidente effetto negativo sull’efficienza delle misure prese. Sotto esame anche l’utilizzo di poteri più ampi da parte dei Governi che ha posto dubbi sulla compatibilità con la Convenzione 108 che richiede una base giuridica certa per le misure adottate e il superamento del test di proporzionalità. Inoltre, non sono stati pochi i dubbi sulla giustificazione di alcune misure sotto il profilo dell’interesse pubblico e del consenso, sul trattamento dei dati, delle persone interessate. In alcuni Paesi – si legge nel rapporto –  gli obiettivi di tutela della salute hanno portato al superamento di alcuni limiti, con effetti negativi sulle regole in materia di trattamento dei dati e sulla loro conservazione. Sotto esame anche il sistema di monitoraggio tramite App da parte dell’Italia, con talune perplessità sulle modalità di acquisizione dei dati.

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