L’Italia rimandata a giugno: in ritardo nell’esecuzione della sentenza ILVA

Il Governo italiano non ha ancora fornito tutte le informazioni necessarie a dimostrare l’effettiva esecuzione della sentenza Cordella e altri contro Italia (ricorsi n. 54414/13 e n. 54264/15), depositata il 24 gennaio 2019, con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato l’Italia e accolto il ricorso di 180 cittadini, residenti nella zona di Taranto, vittime della mancata adozione, da parte delle autorità nazionali, di misure in grado di tutelare il diritto degli individui a vivere in un ambiente salubre, violato a causa delle continue emissioni inquinanti provenienti dall’impianto siderurgico di Taranto. L’Italia è stata condannata per violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea che assicura il diritto al rispetto della vita privata e dell’articolo 13 che garantisce a ogni individuo la tutela giurisdizionale effettiva. Malgrado sia passato oltre un anno, mancano notizie sullo stato di esecuzione della pronuncia. Lo ha affermato il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa con la decisione approvata il 5 marzo 2020 (cordella). Nel documento, il Comitato, l’organo chiamato a verificare l’effettiva attuazione delle sentenze della Corte europea da parte degli Stati, non ha chiuso il caso italiano e ha rinviato a un nuovo esame. Entro il 30 giugno 2020, l’Italia dovrà non solo confermare l’avvenuto pagamento dell’equo indennizzo, ma soprattutto precisare le misure generali adottate. Il Comitato preme per avere notizie sulla questione dell’immunità penale e amministrativa concessa dal Governo, con i decreti “salva-Ilva”, anche ai nuovi acquirenti dell’Ilva, tenuti ad eseguire il piano ambientale di bonifica che – osserva il Comitato – deve essere attuato a prescindere dal futuro dell’azienda. 

Qui un post sulla sentenza della Corte europea http://www.marinacastellaneta.it/blog/ilva-litalia-condannata-dalla-corte-europea-ilva-the-european-court-of-human-rights-condemned-italy.html

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