Le Nazioni Unite, il 4 dicembre, hanno presentato il Global Humanitarian Overview 2020, il rapporto umanitario mondiale che fa il punto sulle emergenze globali nelle quali l’Onu è impegnato e nelle quali, nel 2020, sarà necessario intervenire (GHO-2020_v8.4). Il 2019 – scrive l’Onu – è stato un anno particolarmente difficile, con la necessità di intervenire a tutela di un numero molto alto di persone a causa di conflitti, ma anche di eventi climatici estremi. Per riuscire ad aiutare la popolazione civile, principale vittima dei conflitti, le Nazioni Unite hanno chiesto un maggiore impegno degli Stati anche perché, nel 2019, si è verificata un’ulteriore caduta nel rispetto del diritto internazionale, con conflitti che conducono, con sempre maggiore frequenza, a danni nei confronti di persone vulnerabili come bambini, costretti a lasciare le proprie abitazioni e le proprie famiglie. Inoltre, sono aumentati gli attacchi contro il personale umanitario, incluso quello sanitario.
Tra le minacce alle porte, i fenomeni causati dai cambiamenti climatici che fanno aumentare la vulnerabilità della popolazione. Secondo le stime indicate nel rapporto, nel 2020, circa 168 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria, con la conseguenza che gli Stati sono tenuti a fornire fondi e personale per garantire il supporto a coloro che ne hanno necessità, ovunque nel mondo. Nel documento sono indicate le zone con i problemi più gravi come lo Yemen, la Siria, la Repubblica del Congo, la Somalia e il Sud Sudan.
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