Arriva da Eurojust, l’organismo europeo con sede all’Aja (Paesi Bassi), impegnato nella cooperazione penale e da Europol uno studio sul cybercrime intitolato “Common Challenges in Combating Cybercrime” (2019-06_Joint-Eurojust-Europol-report_Common-challenges-in-combating-cybercrime_EN). Nel documento, diffuso a giugno 2019, i due organismi Ue hanno passato in rassegna le sfide più rilevanti nella lotta al cybercrime dal punto di vista dell’attuazione effettiva della legge e dell’applicazione delle misure di contrasto in sede giudiziaria. In primo piano, tra le altre, le questioni relative alla perdita dei dati e gli ostacoli nella cooperazione giudiziaria penale tra Stati, senza dimenticare i rapporti talora difficili tra settore pubblico e privato. Ampio spazio è dedicato alle criptovalute: nel rapporto si evidenzia un rapido incremento delle transazioni tramite bitcoin che sono salite a oltre 300mila al giorno. Sul punto, proprio considerando che la criminalità si muove rapidamente per sfruttare nuove opportunità, è probabile che dietro questo incremento vi sia l’utilizzo dei bitcoin per la commissione di attività illecite. Tra i problemi più rilevanti l’individuazione del luogo in cui è stato commesso l’illecito che, nel caso del cybercrime, può rendere difficile l’individuazione della giurisdizione competente. Ancora troppe, poi, le differenze legislative tra i vari Stati, con la richiesta di una più profonda armonizzazione a livello Ue anche sotto il profilo della condivisione e della preservazione delle prove, tenendo conto della circostanza che, in futuro, sempre più di frequente, le prove elettroniche sostituiranno quelle tradizionali.
Notizie e commenti sul diritto internazionale e dell'Unione Europea
Aggiungi un commento