Corte Ue: publicata la relazione annuale – EU Court of Justice Annual Report just released

E’ stato pubblicato il rapporto annuale sull’attività della Corte di giustizia dell’Unione europea nel 2018 (ra_pan_2018_en). L’anno dei record – scrive il Presidente della Corte Koen Lenaerts – soprattutto per il numero di casi chiusi e per il completo funzionamento del Registro giudiziario dell’Unione europea, la piattaforma che permette uno scambio costante tra Corte Ue e giurisdizioni costituzionali e supreme degli Stati membri. Ma non solo, perché accanto alla cifre che mostrano il buon funzionamento della Corte anche sotto il profilo dei tempi processuali (si veda il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/pubblicate-le-statistiche-giudiziarie-2018-della-corte-di-giustizia-judicial-statistics-2018-of-the-eu-court.html), sono sempre di più forte impatto le sentenze che incidono sulla vita dei cittadini: dagli indennizzi per i ritardi e le cancellazioni dei voli (C-195/17) ai rimborsi per le spese sanitarie sostenute in un altro Stato membro e le questioni relative alle prescrizioni di farmaci (C-29/17), senza dimenticare i problemi interpretativi in materia di diritti dei lavoratori (tra le altre, la C-331/17 e la C-518/15)  e la protezione dei dati personali (C-68/17).

Tra le più significative, la  sentenza del 25 gennaio 2018 nella causa C-473/16 con la quale la Corte Ue ha stabilito che un richiedente asilo non può essere sottoposto a un test psicologico per l’accertamento del suo orientamento sessuale perché ciò costituisce un’ingerenza sproporzionata nella vita privata del richiedente. 

Nel 2018, inoltre, sono state depositate alcune domande in via pregiudiziale di grande rilievo, come quella in cui i giudici tedeschi chiedono alla Corte Ue di chiarire se sia possibile imporre a un host provider la rimozione tempestiva e universale di informazioni illecite e se ciò sia compatibile con la direttiva 2000/31 su taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione. La Commissione europea, poi, ha dato seguito alla procedura d’infrazione contro l’Italia rivolgendosi alla Corte di giustizia per i ritardi nei pagamenti dei debiti commerciali, in violazione della direttiva 2011/7 relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

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