Annunciato con toni trionfalistici come il primo vertice Lega Araba – Unione europea e conclusosi con le solite fotografie di rito e con un testo vago (Sharm El-Sheikh summit declaration), molto più simile a un libro dei sogni che a un accordo, il vertice è, per il luogo in cui si è svolto, un’ulteriore prova dell’assenza di considerazione effettiva per i diritti umani dell’Unione europea. Non bastano le carte, le affermazioni di principio, gli studi sulla rule of law, l’appello ai cittadini per sentirsi parte di un progetto comune, se l’Unione europea acconsente a svolgere il primo summit con la Lega araba in Egitto, a Sharm El-Sheikh. Con il Presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi a co-presiedere il vertice insieme al Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (Opening remarks by President Donald Tusk), con il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini (Speech by High Representative:Vice-President Federica Mogherini at the European Union -League of Ara), in prima fila. Dimenticando del tutto che una famiglia, un’intera collettività e, si spererebbe anche le istituzioni nazionali e dell’Unione, sono in attesa di risposte sugli atti di tortura e l’uccisione di Giulio Regeni. Da tre anni, il Governo del Cairo omette di collaborare con le autorità italiane e di fare chiarezza sull’uccisione del giovane ricercatore italiano, dottorando a Cambridge. Eppure Giulio Regeni era anche un cittadino europeo. Così, la scelta della sede del vertice in Egitto, Paese che dovrebbe essere considerato a rischio anche nelle mappe dei vari Stati (non è incluso tra i Paesi a rischio neanche in Italia, dove il ministero degli esteri si limita a indicare nella scheda sulla sicurezza che “Sono tuttora in corso indagini per fare piena luce sulla barbara uccisione e le torture subite dal giovane ricercatore italiano Giulio Regeni”), è un chiaro messaggio ad Al-Sisi. Poco importa il contenuto del documento finale. È proprio la scelta del luogo dell’incontro il messaggio. Al Sisi può fare quello che vuole, dopo qualche piccola protesta, qualche frase di circostanza tutto sarà come prima. Certo, il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte dice che ha parlato con Al-Sisi dell’assassinio di Giulio Regeni, ma sembra ormai niente di più che un gioco delle parti. Di mezzo, però, ci va la verità che è un dovere dello Stato verso le vittime e anche la dignità della Nazione e dell’Unione europea. D’altra parte, anche nel Country Report del Servizio europeo per l’azione esterna mancava un cenno, anche breve, alle brutali torture inflitte a Giulio Regeni (https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/29940/report-eu-egypt-relations-framework-revised-enp_en).
Se il senso dei diritti umani per l’Unione europea è questo e se tutto viene sacrificato per consacrare un dittatore che si appresta a modificare la costituzione per rimanere in carica più a lungo, non c’è molto da sperare per il futuro dell’Unione. Tanto più che, senza timore del ridicolo, il Presidente della Commissione europea Juncker, indirizzandosi ad Al-Sisi in persona, nel suo discorso di apertura, ricorda la storia comune tra Unione europea e Lega araba e il comune senso per la tutela dei diritti umani.
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