Rifiuti: pubblicate le nuove direttive Ue – On the Official Journal of the EU the directives on waste

Riciclo dei rifiuti, riutilizzo del materiale, riduzione del numero di discariche nel segno dell’economia circolare e della sostenibilità. Sono questi gli obiettivi da raggiungere con il nuovo pacchetto di direttive sui rifiuti  pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 14 giugno 2018, L 150. In particolare, entro il 5 luglio 2020, gli Stati dovranno recepire la direttiva 2018/851 del 30 maggio 2018 che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti (2018:851); la 2018/850 che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti (discariche); la 2018/852 che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (imballaggi) e la 2018/849 che modifica le direttive 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (pile). Tutte orientate a realizzare l’economia circolare e a predisporre obblighi più stringenti in materia, con “forte ridimensionamento dello smaltimento in discarica, nel segno del riciclo dei materiali” e della tutela della salute. Pertanto, saranno obbligatorie le raccolte differenziate anche per i rifiuti tessili e per quelli domestici pericolosi e saranno fissate scadenze precise per la diminuzione del numero di discariche e del volume di rifiuti. Tra le novità, il riciclaggio alla fonte con il compostaggio domestico per i rifiuti organici. Spazio, poi, al riutilizzo di materiale di valore presente nei rifiuti con connessa reimmissione nell’economia europea. I rifiuti urbani generati nell’Unione, – si legge nel Preambolo della prima direttiva – costituiscono una quota compresa tra il 7 e il 10 % e rappresentano una sfida a causa della difficile gestione dovuta alla “loro composizione, estremamente complessa e mista, dell’immediata prossimità ai cittadini, della grande visibilità pubblica nonché del loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana”. Indispensabile, quindi, il coinvolgimento attivo di cittadini e imprese e ampio spazio alla responsabilità estesa del produttore.

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