In vigore la Convenzione contro il traffico di organi umani, ma non per l’Italia

E’ entrata in vigore, il 1° marzo,  la Convenzione del Consiglio d’Europa contro il traffico di organi umani, adottata a Santiago di Compostela (Spagna) il 5 marzo 2015 e vincolante per Albania, Repubblica ceca, Malta, Repubblica di Moldova e Norvegia (organi). Si tratta del primo trattato internazionale direttamente funzionale a prevenire e a combattere il traffico di organi umani, anche con gli obiettivi di bloccare la pratica dei trapianti clandestini attraverso la criminalità organizzata transnazionale e di armonizzare le legislazioni nazionali. L’Italia, insieme ad altri 16 Stati, ha firmato ma non ratificato l’Accordo (si tratta di Armenia, Austria, Belgio, Federazione russa, Grecia, Italia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Montenegro, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Turchia, e Ucraina). La Convenzione è articolata in diverse sezioni: fissate le finalità dell’atto, il Trattato  contiene una parte dedicata al diritto penale sostanziale con l’individuazione di figure di reato come la rimozione di organi umani da donare in vita o da una persona deceduta se la rimozione è effettuata senza il consenso libero e informato del donatore. Previsti altri reati come quello di adescamento e di reclutamento. Non manca, poi, la responsabilità degli enti. Segue la sezione del diritto penale processuale e l’individuazione di strumenti di prevenzione, di cooperazione, di coordinamento e di controllo sull’attuazione della Convenzione che punta anche a rafforzare la trasparenza dei sistemi nazionali di trapianto e “a garantire un equo accesso per i pazienti ai servizi di trapianto”.

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