L’Italia fa poco per la lotta agli stereotipi nei confronti delle donne e per fronteggiare l’hate speech perché, soprattutto in politica, le donne continuano ad “essere oggetto di attacchi sessisti”. Lo scrive il Comitato per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne istituito dal Protocollo del 1979 alla Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne del 18 dicembre 1979 (ratificata con legge 14 marzo 1985 n. 132) nelle Osservazioni conclusive relative al VII rapporto periodico sull’Italia presentato nella 67esima sessione (CEDAW/C/ITA/CO/7, CEDAW_C_ITA_CO_7_25120_E). Certo – scrive il Comitato – guardando indietro, alle osservazioni presentate in occasione del VI rapporto, l’Italia ha fatto passi avanti, tra l’altro con la legge 215/2012 sulla promozione del riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali, con il decreto legislativo 15 dicembre 2015 n. 212 di recepimento del la direttiva 2012/29 del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, nonché con la legge n. 120/2011 contenente modifiche modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, ma permane una situazione di svantaggio per le donne.
Critiche poi per le misure di austerity. Sono le donne a pagare un prezzo alto per i tagli ai servizi sociali e pubblici decisi dalle autorità nazionali italiane per combattere la crisi economica. Sul punto il Comitato ha chiesto all’Italia di predisporre uno studio sui tagli per accertare l’esistenza di effetti sproporzionati sulle donne. Non solo. Necessario verificare l’esistenza di disparità regionali sulla qualità dei servizi. Per le donne migranti, il Comitato, riconosciuti gli sforzi compiuti dall’Italia per i salvataggi in mare e bacchettati gli altri Stati membri dell’Unione europea che nulla hanno fatto per “alleggerire gli sforzi compiuti” dall’Italia, ha chiesto al Governo di intervenire sul sovraffollamento dei centri di accoglienza e di rispettare rigorosamente il principio di non refoulement per tutte le donne che hanno bisogno di protezione internazionale. Critiche e forti preoccupazioni per la violenza sulle donne, inclusa quella domestica. Sul punto, il Comitato ha chiesto una particolare attenzione all’utilizzo di strumenti di mediazione e di conciliazione che possono costituire un ostacolo all’accesso alla giustizia in tutti i casi di violenza di genere. Troppi, poi, i casi di impunità. Il Governo dovrà anche indicare, nell’VIII rapporto da consegnare entro luglio 2021, le misure adotatte per aumentare le strutture a protezione delle donne. L’Italia, poi, resta indietro rispetto ad altri Paesi: le donne continuano ad essere sottorappresentate in Parlamento, nei consigli regionali, nelle posizioni di vertice dell’apparato giudiziario, della diplomazia e nei consigli di amministrazione. Sul fronte occupazionale resta molto alto il numero di donne disoccupate, molto più elevato rispetto a quello degli uomini.
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