La privacy arretra sulla libertà di stampa per i matrimoni di vip

Matrimoni e cronache nuziali sotto i riflettori sdoganati a Strasburgo se il reportage sulle nozze riguarda un personaggio pubblico, come un presentatore televisivo, e nell’articolo non ci sono elementi lesivi della reputazione. Con un passo indietro della privacy rispetto alla libertà di stampa. E’ la Corte europea dei diritti dell’uomo a stabilirlo con la decisione Sihler-Jauch e Jauch contro Germania adottata il 24 maggio e depositata il 16 giugno (SIHLER-JAUCH AND JAUCH v. GERMANY). Per Strasburgo, è vero che il matrimonio rientra nella nozione di vita privata, ma non va dimenticato che la sua celebrazione ha un lato pubblico e può avere un interesse generale se l’evento riguarda persone note e se la sua cronaca non serve solo a soddisfare la curiosità della collettività. E’ stato così respinto il ricorso di una coppia che si era rivolta alla Corte europea sostenendo che era stato violato l’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo, che assicura il rispetto del diritto alla vita privata e familiare e l’articolo 1 del Protocollo n. 1 sul diritto di proprietà a causa della pubblicazione, su un magazine popolare, di alcune fotografie dell’evento. In primo grado, dinanzi alla Corte regionale di Amburgo, i coniugi avevano ottenuto 25mila euro per i danni derivanti dalla violazione dei diritti della personalità, ma poi il giudizio era stato ribaltato in forza dell’interesse della collettività a ricevere notizie. Questo ha spinto la coppia a rivolgersi a Strasburgo ritenendo che il rigetto della richiesta di risarcimento dei danni, da parte dei giudici interni, implicava una sorta di approvazione dell’articolo da parte delle autorità nazionali. Ma anche la Corte europea ha bocciato il ricorso, applicando gli standard consolidati nella propria giurisprudenza. E’ vero – osservano i giudici internazionali – che lo Stato ha un obbligo positivo funzionale a garantire la privacy degli individui, ma al tempo stesso va tutelata la libertà di stampa. Per la Corte, i giudici nazionali hanno raggiunto un giusto equilibrio tra i due diritti in gioco valutando il contributo al dibattito su una questione di pubblico interesse, il grado di popolarità del soggetto, la condotta precedente all’evento contestato, il contenuto, la forma e le conseguenze della pubblicazione, le circostanze nelle quali le fotografie sono state scattate. Il marito era un presentatore televisivo noto e al matrimonio avevano partecipato anche politici come il sindaco di Berlino. La cronaca del matrimonio, con l’elenco degli invitati, il menu, gli abiti non aveva una connotazione negativa e, quindi, nessun danno è stato portato alla reputazione del presentatore. Tra l’altro, prosegue la Corte, il diritto di cronaca non è certo limitato a questioni politiche o legate a fatti di cronaca nera, ma può ben riguardare eventi sportivi, artistici e popolari. Inoltre, nel caso in esame, le informazioni erano vere e non erano state contestate dalla coppia. Di qui l’arretramento della privacy rispetto alla libertà di stampa.

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