E’ stato diffuso, il 5 maggio, uno studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali dal titolo “Giustizia a misura di minore: prospettive ed esperienze dei professionisti” (fra-2015-child-friendly-justice-), che passa in rassegna la situazione dei minori di 18 anni nei procedimenti giudiziari civili e penali in 10 Stati membri (Regno Unito, Spagna, Francia, Germania, Finlandia, Romania, Polonia, Estonia, Croazia e Bulgaria). Gli Stati sono stati selezionati per avere un ampio ventaglio dei diversi sistemi giudiziari, nonché, tra l’altro, per la presenza o l’assenza di buone prassi.
Partendo dal principio dell’interesse superiore del minore, che deve prevalere in ogni circostanza in base, tra gli altri atti, alla Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 24), lo studio si sofferma sulla situazione del minore nei procedimenti civili, come nel caso dei divorzi, e in quelli penali in cui di frequente i bambini sono vittime o testimoni. In particolare, è considerato il diritto del minore ad essere ascoltato, informato, protetto e non discriminato in ogni fase dei procedimenti. Lo studio si basa su un’analisi delle prassi nei Paesi indicati (sono però inclusi anche dati sugli altri Stati Ue), tenendo conto delle risposte fornite da giudici, inquirenti, avvocati e assistenti sociali. Tra gli elementi negativi, l’Agenzia sottolinea la circostanza che non tutti gli Stati hanno istituti specializzati, situazione che incide negativamente considerata la necessità di avere professionisti con competenze specifiche. Sono analizzate le best practices operative in alcuni Stati, come, ad esempio, quelle adottate in Estonia per aiutare i minori vittime di abusi sessuali a denunciare i crimini subiti o in Francia, con punti di contatto che mettono a disposizione dei minori avvocati specializzati, al fine di dare piena realizzazione e aggiornare le Linee Guida per una giustizia a misura del minore adottate dal Consiglio d’Europa nel 2010.
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