Un’inerzia durata 13 anni. Con un’evidente e grave lesione del diritto al rispetto della vita familiare nei confronti di due nonni che, per inerzia di alcuni organi e decisioni non compatibili con la Convenzione europea, non hanno potuto vedere la propria nipote. Di conseguenza, la Corte europea dei diritti dell’uomo, nella sentenza del 20 gennaio (AFFAIRE MANUELLO ET NEVI c. ITALIE), ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione che assicura il diritto al rispetto della vita privata e familiare. E nelle parole della Corte appare anche una dura critica a un sistema che, soprattutto in relazione ad aspetti legati alla vita familiare, con legami che una volta interrotti è difficile recuperare, mostra un’inerzia ingiustificata e decisioni contraddittorie. Sentenze non eseguite, ritardi nelle valutazioni psicologiche, servizi sociali che, nel caso di specie, non hanno agito in modo conforme alla Convenzione. Una vicenda che certo non è l’unica, con situazioni analoghe che potrebbero portare a ricorsi seriali a Strasburgo. Sono stati due nonni che, sin dal 2002 avevano investito i tribunali nazionali della loro situazione, a rivolgersi alla Corte europea a causa della circostanza che non avevano potuto vedere la propria nipote. Dopo il divorzio tra i genitori, la madre della bambina aveva impedito ogni contatto con i nonni paterni. Il padre della bimba era stato anche accusato di abusi sessuali ed era stato assolto perché il fatto non sussiste. Malgrado il Tribunale nazionale avesse dato ragione ai ricorrenti, la pronuncia non era stata eseguita anche a causa dei servizi sociali. Un comportamento inaccettabile per la Corte europea. Successivamente, il Tribunale nazionale competente, malgrado l’assoluzione del padre della bimba, aveva disposto il divieto di visita condividendo le posizioni degli psicologi e dei servizi sociali secondo i quali la bimba, nel vedere i nonni, avrebbe potuto essere traumatizzata in quanto li riconduceva alla figura del padre, in realtà assolto.
Prima di tutto, la Corte ha ribadito che il diritto dei nonni a vedere i propri nipoti ha una copertura convenzionale nell’articolo 8 e, quindi, deve essere assicurato in modo effettivo. Ora, malgrado il chiaro diritto dei nonni di vedere i nipoti, le autorità italiane nulla hanno fatto per garantire la realizzazione dell’obbligo positivo insito nella disposizione convenzionale. Senza dimenticare – osserva la Corte – che la realizzazione effettiva degli obblighi positivi è conseguita solo se le autorità nazionali agiscono con rapidità. Così non era stato nel caso di specie, con una rottura delle relazioni nonni-nipote gravissima per i rapporti familiari di tutte le parti coinvolte. Di conseguenza, anche tenendo conto dell’assenza di sforzi adeguati e sufficienti da parte delle autorità italiane, la Corte ha condannato lo Stato per violazione dell’articolo 8 disponendo una cifra simbolica di 16mila euro per i danni morali subiti dai nonni e 5mila euro per le spese processuali.
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