Detenzione preventiva: l’ONU critica l’Italia

Il Working group dell’Onu sulle detenzioni arbitrarie ha diffuso i risultati della visita in Italia, svoltasi i primi di luglio, ravvisando un uso sproporzionato della detenzione preventiva soprattutto nei casi in cui risultino coinvolti migranti e individui di origine rom. E’ vero che il decreto legge n. 92/2014 va nella giusta direzione e tiene conto delle osservazioni già presentate dal Gruppo di lavoro in ordine allo stato delle carceri, ma la situazione rimane allarmante per i migranti. La recente abolizione, tra le circostanze aggravanti in caso di commissione dei reati, dell’immigrazione clandestina, è certo un passo molto importante, ma ad avviso del Working group la permanenza dell’ingresso irregolare sanzionato in sede amministrativa costituisce un motivo di preoccupazione. Allarme per la situazione nei CIE e per i tempi lunghi di detenzione in questi centri nonché per le troppe misure di espulsione adottate, talvolta anche nei confronti di minori non accompagnati. In Italia, inoltre, mancano procedure di asilo eque e nel sistema italiano, in via generale, c’è ancora una grave lacuna costituita dall’assenza di un’istituzione nazionale indipendente che si occupi di diritti umani come richiesto, invece, in sede internazionale, dai principi di Parigi contenuti nella risoluzione 48/134 dell’Assemblea generale del 20 dicembre 1993. Una parte del rapporto è dedicata al regime speciale del 41bis per il quale sono richieste modifiche soprattutto per migliorare il sistema di controllo regolare sulla misura che dispone il prolungamento del regime.

Il rapporto del Working group guidato da Mads Andenas è stato trasmesso al Consiglio per i diritti umani. Si veda il comunicato stampa http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=14853&LangID=E

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