Giornalisti protetti a Strasburgo

Due sentenze nel senso del rafforzamento della libertà di stampa. E’ stata ancora una volta la Corte europea dei diritti dell’uomo a intervenire per assicurare il pieno rispetto del diritto alla libertà di espressione dei giornalisti (riconosciuto dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo) intervenendo a favore di questi ultimi che incontrano, invece, sempre più ostacoli sul piano nazionale. Con la sentenza Público contro Portogallo del 7 dicembre 2010 (ricorso n. 39324/07, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=39324/07&sessionid=63238838&skin=hudoc-en), la Corte di Strasburgo ha bacchettato il Portogallo le cui autorità giurisdizionali avevano condannato per diffamazione l’editore e i giornalisti del quotidiano Público per aver pubblicato alcuni articoli nei quali si sosteneva che lo Sporting Clube del Portogallo non aveva pagato al fisco circa 2,3 milioni di euro di contributi per la sicurezza sociale. La società di calcio di Lisbona aveva agito contro i giornalisti e aveva ottenuto dalla Suprema Corte un risarcimento di 75.000 euro per la diffamazione subita. Una posizione del tutto respinta dai giudici internazionali. Prima di tutto, la Corte europea ha accertato che il comportamento dei giornalisti era stato del tutto conforme ai doveri professionali perché i cronisti avevano agito in buona fede, pubblicando articoli con una base fattuale sufficiente e controllando le informazioni ricevute da una fonte attendibile che i giornalisti, correttamente, non avevano svelato. Non solo. I cronisti avevano pubblicato anche le dichiarazioni del club. Detto questo, la Corte europea è intervenuta anche sulle sanzioni disposte nei confronti della stampa ritenendo che la somma di 75.000 euro era sproporzionata e in grado di incidere negativamente sul giornalista per l’effetto deterrente insito nella condanna. Con un danno – precisa la Corte – non solo per i giornalisti e per l’editore, ma anche per la collettività che corre il rischio di non ottenere informazioni di interesse pubblico. Questo ha portato la Corte a condannare il Portogallo a risarcire ai ricorrenti 83.000 euro per danni patrimoniali e 6.000 per costi e spese.

Con la sentenza Mackay e BBC Scozia contro Regno Unito (http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=15&portal=hbkm&action=html&highlight=&sessionid=63238794&skin=hudoc-en), depositata il 7 dicembre,  la Corte europea è invece intervenuta ad assicurare un’adeguata protezione ai cronisti giudiziari. Un tribunale aveva emesso un’ordinanza con la quale vietava la pubblicazione di ogni informazione su un procedimento penale a carico di due uomini accusati di spaccio di droga il cui processo era stato sospeso perché era stato accertato che dalla procura e dalla polizia erano state intercettate comunicazioni tra gli imputati e i difensori. Il giornalista scozzese aveva inviato un fax chiedendo di essere sentito dall’Alta corte che doveva confermare il provvedimento, ma la sua richiesta non aveva avuto seguito. Di qui il ricorso a Strasburgo che ha bocciato il sistema del Regno Unito proprio perché le autorità nazionali non avevano consentito al giornalista di esporre le proprie ragioni, non prendendo così in considerazione le esigenze della stampa e della collettività a ricevere informazioni.

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