Rischio sicurezza nella zona del Vesuvio: comunicato il ricorso presentato alla CEDU

L’assenza di un piano di sicurezza e un’adeguata informazione sui rischi nella zona del Vesuvio hanno spinto 12 cittadini italiani a presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo che, nei giorni scorsi, ha comunicato l’azione al governo italiano (VIVIANI ET AUTRES c-1. ITALIE). Che deve chiarire se, in effetti, nella zona del Vesuvio, a rischio di eruzione e sismico sia mancato un adeguato piano di sicurezza con grave pericolo per gli abitanti della zona. Il Vesuvio, infatti, è ancora attivo: dai dati scientifici risulta che un’eventuale eruzione sarebbe disastrosa con gravissime conseguenze per la popolazione. Numerosi residenti si sono rivolti a Strasburgo adducendo una violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea che assicura il diritto alla vita proprio a causa dell’assenza di un piano di sicurezza e dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) a causa dell’assenza di un’effettiva campagna informativa. Ad avviso dei ricorrenti, le autorità nazionali si sono limitate a classificare quei luoghi come zona rossa, ma non hanno adottato un adeguato piano dettagliato di sicurezza. La Corte europea, nella comunicazione del ricorso al Governo chiamato in causa, ha chiesto alle autorità nazionali di chiarire se la situazione richiede l’adozione di una sentenza pilota trattandosi di un problema sistematico e strutturale che coinvolge 800mila persone, abitanti della zona.

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